Salute  a cura di Claudia Ferrero

Bisturi ed estetica: il "dietro le quinte di una metamorfosi"
Che cosa spinge migliaia di persone a rivolgersi a un chirurgo plastico? Perchè un intervento tecnicamente riuscito a volte lascia insoddisfatti? C'è chi passa da un lettino operatorio all'altro, che cosa insegue? Si parla di nasi rifatti, di visi liftati, di cosce modellate,
di seni lievitati. Quasi mai però si considera che le reazioni all'intervento chirurgico avvengono altrove. Piccole o grandi "metamorfosi" che oltre ad agire sull'autostima e sull'immagine di sè provocano cambiamenti di vita. Risvolti troppo sovente lasciati in disparte: ne abbiamo parlato con il dottor Paolo Santanchè, (santanche.studio@santanche.com) chirurgo plastico. “Il paziente ideale? Esiste. Per lui, correggere un difetto fisico, piccolo o grande che sia, significa riacquistare uno stato di benessere, aumentare la propria stima, ricominciare a vivere pienamente”. Prendiamo il caso di Davide. Tutti gli dicevano: "Non puoi che essere un tipo cattivo, con la faccia che ti ritrovi chi vuoi ingannare?". Già, la faccia. Il naso schiacciato, le sopracciglia folte, la bocca piegata all'ingiù, il mento inesistente. Lui, in cuor suo, lo sapeva: era buonissimo. Voleva gridarlo, soprattutto alle ragazze che scansavano il suo sguardo. Abitava in un viso che non gli apparteneva. Lo aiutò il chirurgo plastico.

Cambia l'immagine, cambia l'autostima, ma aumentano anche separazioni e divorzi
Che un intervento estetico lasci tracce non solo esteriori lo dimostra anche questo dato: è emblematico, infatti, il picco di separazioni e di divorzi che ne segue. Il chirurgo plastico, insomma, sovente cede il testimone a un avvocato matrimonialista. Donne e uomini che con un atto traumatico - com'è sempre un'operazione - ritrovano l'armonia e con essa la forza di ribaltare i propri modelli di vita, tanto da dire basta a un matrimonio ormai esaurito. Un esempio viene dal caso di Simonetta, un'insegnante di 35 anni che trovava il proprio naso sproporzionato al viso. Per diverso tempo rimanda l'intervento per motivi di salute e di respirazione. Poi un bel giorno si decide, ma oltre alla faccia muta pure la sua vita. Lascia il marito che credeva di amare ma in realtà non sopportava più, e riesce a scattare di ruolo.

Il 50% delle operazioni serve a correggere interventi precedenti imperfetti
Rinascita, ma anche disperazione. Pericoloso non metterlo in conto. Cambiare il corpo libera il rischio di non riconoscersi più.
Ogni cambiamento improvviso dei tratti fisiognomici può portare a esprimere, nel bene o nel male, un "io" diverso. E fare scivolare verso un vortice di operazioni, per un risultato che non soddisfa mai. E qui entra in gioco un altro aspetto importante da sottolineare. “Oltre il 50% degli interventi estetici sono ‘‘secondari’’, ovvero fatti per correggere precedenti operazioni il cui esito è stato imperfetto o non ha soddisfatto
il paziente - spiega il dottor Paolo Santanchè -. Il pellegrinaggio che ne segue, da uno studio all’altro, è comunque il segno che troppo sovente la disinformazione crea malintesi che potrebbero essere evitati”.
E di malintesi, il boom della chirurgia estetica ne ha creati fin troppi, sia per l’improvvisazione che ne è derivata, sia per il gran numero di risultati scadenti. “Non dimentichiamo - ricorda Santanchè - che la buona chirurgia estetica deve passare del tutto inosservata”.

Nel dialogo chirurgo-paziente il successo di ritocchi grandi e piccoli
Cambiare faccia. Cambiare corpo. Cambiare vita. Ma a quali condizioni? “Un tempo si vendevano nasini alla francese come un paio di scarpe e un seno nuovo come un vestito alla moda. Oggi questo non deve più accadere”. Una nuova idea di chirurgia estetica, dunque, deve farsi strada. Continua il dottor Paolo Santanchè: “Le tecniche si fanno sempre più sofisticate e meno invasive, ma la vera partita del cambiamento si gioca a due: da una parte il paziente, dall'altra il chirurgo. Dall'incontro nascono le premesse del successo di un intervento. Si può interpretare erroneamente la causa della propria insoddisfazione estetica, o censurare un macroscopico difetto trasferendo la propria ansia su un particolare insignificante, o ancora somatizzare su un particolare del corpo del tutto innocente problemi che abitano altrove. In tutti i casi è compito del chirurgo estetico fare luce sulle reali motivazioni e creare lo spartiacque
tra un “sì” o un “no” a un intervento chirurgico”.

www.santanche.com
www.estetik.com
www.unipv.it/webchir/plastic/en/links.htm
www.plasticsurgery.it

30 gennaio

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