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DOMENICA — 16 FEBBRAIO 2020 – ILGIORNO
Primo Piano
Quelle tre donne legate da un tragico destino
MILANO
Ana Maria Cracium, Maria
Teresa Avallone, Rosa Angela
Lavorgna. Donne accomunate
dallo stesso tragico destino, do-
po che avevano deciso di sotto-
porsi a interventi di chirurgia
plastica. Per Ana Maria Cra-
cium, 36enne originaria della
Romania, la morte è arrivata do-
po mesi di agonia l’11 aprile del
2018. La donna si era sottopo-
sta a una liposuzione il 5 luglio,
nel “Centro di chirurgia plastica
ed estetica MC” del medico chi-
rurgo Mattia Colli. A provocare
la morte è stata una grave for-
ma di infezione. Accertamenti
sul «decorso causale» sono sta-
ti complicati anche per il fatto
che la donna, dopo l’intervento,
era stata ricoverata a lungo an-
che in un ospedale di Bucarest.
Un’altra donna scomparsa è Te-
resa Avallone. Era la prima volta
che la donna si rivolgeva allo
studio di chirurgia estetica di
Maurizio Cananzi. In passato si
era già sottoposta ad alcuni in-
terventi estetici che prevedeva-
no iniezioni locali di anestesia. E
la settimana precedente era sta-
ta anche dal dentista. Ma mai
aveva avuto effetti collaterali.
Né presentava altre patologie
che avrebbero potuto provoca-
re la reazione al farmaco utilizza-
to nell’ambulatorio di Seregno il
5 marzo dell’anno scorso, prima
dell’intervento ai glutei. Il suo
cuore, improvvisamente, ha
smesso di battere. . In terapia in-
tensiva neurochirurgica al San
Gerardo di Monza i medici han-
no accertato un grave coma po-
st-anossico. Col passare delle
ore le condizioni di Maria Tere-
sa – originaria di Salerno, resi-
dente a Desio – si sono progres-
sivamente aggravate, fino alla
morte.
Accertamenti che invece, sul
caso della morte di Rosa Angela
Lavorgna nel maggio del 2015,
hanno portato alla condanna de-
finitiva per i tre medici accusati
di concorso in omicidio colpo-
so. Due anni e otto mesi di reclu-
sione per il chirurgo plastico Va-
lentina Lazzati; un anno, sette
mesi e dieci giorni per il suo col-
lega Umberto Napoli; la pena
più severa per l’anestesista Ste-
fano Aina, tre anni, sette mesi e
dieci giorni. La donna morì a
causa di un dosaggio troppo ele-
vato dell’anestetico usato per
sedarla durante l’intervento di
blefaroplastica, in una clinica
privata per vip a Milano.
IL CASO DI ANA MARIA CRACIUM
La 36enne romena
si era sottoposta
a liposuzione
in un centro a Milano
LA CONDANNA
Per la morte di
Rosa Angela Lavorgna
sono stati condannati
tre medici
MILANO
di Annamaria Lazzari
Si chiama «Prp» la tecnica, ba-
sata sull’uso di piastrine arricchi-
te, per cui il dottor Giacomo Ur-
tis - noto come “chirurgo dei
vip” nonché partecipante all’Iso-
la dei Famosi 12 - è finito nei
guai. Si tratta di un trattamento
che sfrutta l’effetto dei fattori di
crescita appartenenti allo stes-
so paziente per contrastare il di-
radamento della chioma. Trova
peraltro impiego in altri ambiti,
come la dermatologia (contro
l’invecchiamento cutaneo) e la
chirurgia ricostruttiva (per favo-
rire le cicatrizzazioni). Ma non fa
miracoli: «I capelli non ricresco-
no: il trattamento può avere so-
lo un effetto rivitalizzante» chia-
risce, a scanso di equivoci, Pao-
lo Santanchè, specialista in chi-
rurgia plastica a Milano. In segui-
to ad un controllo del Nas dei ca-
rabinieri nella clinica estetica
Villa Arbe è risultato che il titola-
re, il dottor Urtis appunto, effet-
tuasse «senza autorizzazioni e a
scopo di lucro» prelievi di san-
gue a pazienti che ne facevano
richiesta. Secondo il dottor San-
tanchè ci sarebbe un’altra viola-
zione commessa dal dottor Ur-
tis: «Basta chiamarlo “chirurgo
dei vip”. Parliamo di un dermato-
logo. Continua a spacciarsi co-
me chirurgo plastico ed esteti-
co, sebbene non abbia alcuna
specializzazione in merito. Se
fossimo in un Paese serio, do-
vrebbe essere espulso dall’Ordi-
ne dei Medici».
Dottor Santanchè ci spiega in
cosa consiste questo tratta-
mento e cosa si ricava dal pre-
lievo di sangue?
«Si inizia con un prelievo emati-
co. Il sangue viene poi messo in
centrifuga e “trattato” per rica-
vare le piastrine arricchite - con-
tenenti fattori di crescita che ac-
celerano la riparazione dei tes-
suti - che vengono poi iniettate
sulla cute del paziente con delle
“punturine”. Questa operazione
può essere condotta in un cen-
tro trasfusionale. È consentito
eseguire il trattamento di tipo
medico solo nei laboratori e nel-
le cliniche che abbiano una con-
venzione con il centro trasfusio-
nale. Lo prevede la legge per-
ché comporta la manipolazione
del sangue».
E che effetto fa sui capelli il
plasma ricco di piastrine?
«Per capirlo dobbiamo chiarire
anzitutto qual è il ciclo di vita.
Ogni bulbo fa crescere un capel-
lo per circa 6 anni, poi cade. Il
bulbo entra in una fase di riposo
per tre mesi e quindi ricomincia
un nuovo ciclo di crescita. Tale
numero di cicli è programmato
geneticamente: per i capelli sul-
la nuca è praticamente infinito
mentre per quelli della fronte e
delle tempie può essere inferio-
re, per chi è destinato alla calvi-
zie. Negli ultimi cicli, in partico-
lare, si assiste a un assottiglia-
mento del capello: la tecnica
Prp ne favorisce un irrobusti-
mento, magari favorendo un ci-
clo in più e dunque ritardando
la caduta di qualche anno. Ma
non risolve il problema della cal-
vizie. Non esiste al mondo anco-
ra un trattamento che faccia ri-
crescere i capelli. Un bulbo atro-
fizzato non può rivitalizzato: è il
motivo per cui la cute dei calvi è
completamente liscia».
E dunque chi perde definitiva-
mente i capelli cosa deve fa-
re?
«Il trapianto. In Italia ci sono chi-
rurghi specialisti molto bravi
che si dedicano solo a quello. I
risultati sono eccezionali, pur-
ché l’intervento sia fatto su pa-
zienti con una certa predisposi-
zione: una proporzione fra ca-
pelli e area calva, una certa qua-
lità della chioma e anche l’età
giusta. Occorre infatti che la cal-
vizie si sia stabilizzata».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Ritocchi fuorilegge
«La tecnica Prp? Non fa ricrescere i capelli»
Il trattamento, con piastrine arricchite, può essere effettuato solo in convenzione con un centro trasfusionale, secondo il chirurgo plastico Paolo Santanchè
Il dottor Paolo Santanchè è uno dei massimi esperti in chirurgia plastica ed estetica. Il suo studio è a Milano
QUESTIONE DI NOMI
Per definirsi chirurgo
plastico o estetico
serve una
specializzazione
VERITÀ SULLA CALVIZIE
«Non esiste alcun
trattamento al mondo
che faccia rispuntare
la chioma perduta»
Rosa Angela Lavorgna con il marito. La donna è morta per errore dei medici
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DOMENICA — 16 FEBBRAIO 2020 – ILGIORNO
Primo Piano
Quelle tre donne legate da un tragico destino
MILANO
Ana Maria Cracium, Maria
Teresa Avallone, Rosa Angela
Lavorgna. Donne accomunate
dallo stesso tragico destino, do-
po che avevano deciso di sotto-
porsi a interventi di chirurgia
plastica. Per Ana Maria Cra-
cium, 36enne originaria della
Romania, la morte è arrivata do-
po mesi di agonia l’11 aprile del
2018. La donna si era sottopo-
sta a una liposuzione il 5 luglio,
nel “Centro di chirurgia plastica
ed estetica MC” del medico chi-
rurgo Mattia Colli. A provocare
la morte è stata una grave for-
ma di infezione. Accertamenti
sul «decorso causale» sono sta-
ti complicati anche per il fatto
che la donna, dopo l’intervento,
era stata ricoverata a lungo an-
che in un ospedale di Bucarest.
Un’altra donna scomparsa è Te-
resa Avallone. Era la prima volta
che la donna si rivolgeva allo
studio di chirurgia estetica di
Maurizio Cananzi. In passato si
era già sottoposta ad alcuni in-
terventi estetici che prevedeva-
no iniezioni locali di anestesia. E
la settimana precedente era sta-
ta anche dal dentista. Ma mai
aveva avuto effetti collaterali.
Né presentava altre patologie
che avrebbero potuto provoca-
re la reazione al farmaco utilizza-
to nell’ambulatorio di Seregno il
5 marzo dell’anno scorso, prima
dell’intervento ai glutei. Il suo
cuore, improvvisamente, ha
smesso di battere. . In terapia in-
tensiva neurochirurgica al San
Gerardo di Monza i medici han-
no accertato un grave coma po-
st-anossico. Col passare delle
ore le condizioni di Maria Tere-
sa – originaria di Salerno, resi-
dente a Desio – si sono progres-
sivamente aggravate, fino alla
morte.
Accertamenti che invece, sul
caso della morte di Rosa Angela
Lavorgna nel maggio del 2015,
hanno portato alla condanna de-
finitiva per i tre medici accusati
di concorso in omicidio colpo-
so. Due anni e otto mesi di reclu-
sione per il chirurgo plastico Va-
lentina Lazzati; un anno, sette
mesi e dieci giorni per il suo col-
lega Umberto Napoli; la pena
più severa per l’anestesista Ste-
fano Aina, tre anni, sette mesi e
dieci giorni. La donna morì a
causa di un dosaggio troppo ele-
vato dell’anestetico usato per
sedarla durante l’intervento di
blefaroplastica, in una clinica
privata per vip a Milano.
IL CASO DI ANA MARIA CRACIUM
La 36enne romena
si era sottoposta
a liposuzione
in un centro a Milano
LA CONDANNA
Per la morte di
Rosa Angela Lavorgna
sono stati condannati
tre medici
MILANO
di Annamaria Lazzari
Si chiama «Prp» la tecnica, ba-
sata sull’uso di piastrine arricchi-
te, per cui il dottor Giacomo Ur-
tis - noto come “chirurgo dei
vip” nonché partecipante all’Iso-
la dei Famosi 12 - è finito nei
guai. Si tratta di un trattamento
che sfrutta l’effetto dei fattori di
crescita appartenenti allo stes-
so paziente per contrastare il di-
radamento della chioma. Trova
peraltro impiego in altri ambiti,
come la dermatologia (contro
l’invecchiamento cutaneo) e la
chirurgia ricostruttiva (per favo-
rire le cicatrizzazioni). Ma non fa
miracoli: «I capelli non ricresco-
no: il trattamento può avere so-
lo un effetto rivitalizzante» chia-
risce, a scanso di equivoci, Pao-
lo Santanchè, specialista in chi-
rurgia plastica a Milano. In segui-
to ad un controllo del Nas dei ca-
rabinieri nella clinica estetica
Villa Arbe è risultato che il titola-
re, il dottor Urtis appunto, effet-
tuasse «senza autorizzazioni e a
scopo di lucro» prelievi di san-
gue a pazienti che ne facevano
richiesta. Secondo il dottor San-
tanchè ci sarebbe un’altra viola-
zione commessa dal dottor Ur-
tis: «Basta chiamarlo “chirurgo
dei vip”. Parliamo di un dermato-
logo. Continua a spacciarsi co-
me chirurgo plastico ed esteti-
co, sebbene non abbia alcuna
specializzazione in merito. Se
fossimo in un Paese serio, do-
vrebbe essere espulso dall’Ordi-
ne dei Medici».
Dottor Santanchè ci spiega in
cosa consiste questo tratta-
mento e cosa si ricava dal pre-
lievo di sangue?
«Si inizia con un prelievo emati-
co. Il sangue viene poi messo in
centrifuga e “trattato” per rica-
vare le piastrine arricchite - con-
tenenti fattori di crescita che ac-
celerano la riparazione dei tes-
suti - che vengono poi iniettate
sulla cute del paziente con delle
“punturine”. Questa operazione
può essere condotta in un cen-
tro trasfusionale. È consentito
eseguire il trattamento di tipo
medico solo nei laboratori e nel-
le cliniche che abbiano una con-
venzione con il centro trasfusio-
nale. Lo prevede la legge per-
ché comporta la manipolazione
del sangue».
E che effetto fa sui capelli il
plasma ricco di piastrine?
«Per capirlo dobbiamo chiarire
anzitutto qual è il ciclo di vita.
Ogni bulbo fa crescere un capel-
lo per circa 6 anni, poi cade. Il
bulbo entra in una fase di riposo
per tre mesi e quindi ricomincia
un nuovo ciclo di crescita. Tale
numero di cicli è programmato
geneticamente: per i capelli sul-
la nuca è praticamente infinito
mentre per quelli della fronte e
delle tempie può essere inferio-
re, per chi è destinato alla calvi-
zie. Negli ultimi cicli, in partico-
lare, si assiste a un assottiglia-
mento del capello: la tecnica
Prp ne favorisce un irrobusti-
mento, magari favorendo un ci-
clo in più e dunque ritardando
la caduta di qualche anno. Ma
non risolve il problema della cal-
vizie. Non esiste al mondo anco-
ra un trattamento che faccia ri-
crescere i capelli. Un bulbo atro-
fizzato non può rivitalizzato: è il
motivo per cui la cute dei calvi è
completamente liscia».
E dunque chi perde definitiva-
mente i capelli cosa deve fa-
re?
«Il trapianto. In Italia ci sono chi-
rurghi specialisti molto bravi
che si dedicano solo a quello. I
risultati sono eccezionali, pur-
ché l’intervento sia fatto su pa-
zienti con una certa predisposi-
zione: una proporzione fra ca-
pelli e area calva, una certa qua-
lità della chioma e anche l’età
giusta. Occorre infatti che la cal-
vizie si sia stabilizzata».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Ritocchi fuorilegge
«La tecnica Prp? Non fa ricrescere i capelli»
Il trattamento, con piastrine arricchite, può essere effettuato solo in convenzione con un centro trasfusionale, secondo il chirurgo plastico Paolo Santanchè
Il dottor Paolo Santanchè è uno dei massimi esperti in chirurgia plastica ed estetica. Il suo studio è a Milano
QUESTIONE DI NOMI
Per definirsi chirurgo
plastico o estetico
serve una
specializzazione
VERITÀ SULLA CALVIZIE
«Non esiste alcun
trattamento al mondo
che faccia rispuntare
la chioma perduta»
Rosa Angela Lavorgna con il marito. La donna è morta per errore dei medici